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Wa! Si wa a Siwa



Recentemente mi sono accorto che trovarmi in Egitto durante il blocco dei voli non è esattamente la cosa peggiore che potesse succedermi. A Febbraio ho visitato il deserto bianco e le sue conformazioni rocciose “zuccherate”, ad Agosto sono stato al mare a Marsa Alam e nuotato con le sue tartarughe (ma non ancora con i dugonghi, grrrr). Per molti, ciacuna di queste esperienze potrebbe essere il viaggio della vita. Io sono fortunato.


Lo scorso weekend sono stato a Siwa, un’oasi nel deserto del Sahara quasi al confine con la Libia. Una meta conosciuta ma ancora poco frequentata, a causa del fatto che è un tantinello lontana da raggiungere.


Io ci ho messo circa 12 ore di bus, fra strade dissestate, lunghe deviazioni e frequenti check-point militari. In realtà ci sarebbe una strada più breve, ma il governo raramente autorizza a percorrerla e l’ultima volta che una comitiva di turisti ci ha provato è stata intercettata da un elicottero militare e.. beh, fatta fuori per errore (in assenza di autorizzazione, si è creduto che si trattasse di contrabbandieri o di terroristi). Ripensandoci durante la traversata, mi dicevo che sarei stato contento di metterci anche 15 ore, ma di arrivarci senza ‘ste sorprese.


La vicinanza alla Libia e il fatto di essere popolata sopratutto da Berberi (e non da Arabi), fa percepire fin da subito una notevole differenza col resto del Paese. A parte i pochi turisti, i costumi locali sono così stereotipati e conservatori che:

  1. Sembra di trovarsi sul set di un film epico, in stile “Laurence d’Arabia”

  2. Al confronto, Cairo sembra Rio de Janeiro durante il carnevale.

La cittadina è dominata dalla (cosidetta) fortezza di Shali. Realizzato in fango e sale, questo insediamento fortificato ha resistito sin dal 13esimo secolo a storiche battaglie fra tribu’ beduine, ma si è letteralmente sciolto nel 1926 a causa di acquazzoni parecchio inusuali nella zona. #climatechange.


La zona di Siwa è ricchissima di sale. La guida ci ha condotto ad un lago realizzato direttamente in un salina, dove la percentuale di sale nell’acqua arriva al 95%. In questo lago, a causa dell’elevata densità dell’acqua, ci si può fare il bagno senza praticamente la possibilità di affondare! Lo stesso effetto lo si prova tuffandosi nel lago Siwa dove, mentre mi godevo il tramonto galleggiando a braccia incrociate dietro la testa, mi spacciavo per Gesu’ facendo scandalizzare la mia cristianissima compagna di viaggio.


Siwa è circondata da bellezze naturali: le dune del Sahara, colline rocciose formatesi nei milioni di anni coincisi con il ritiro dei mari, sconfinate coltivazioni di datteri e, qui e lì, curiose fonti di acqua dal sottosuolo: ora dolci, ora salate, ora calde, ora fredde. Una di queste prende il nome di Fonte di Cleopatra, dalla leggenda che la regina stessa la utilizzasse per rilassarsi durante le sue visite.


Cleopatra non è l’unico personaggio storico passato da Siwa. Nientepopodimeno che Alessandro Magno è ritenuto assiduo frequentatore dell’oasi, dove veniva a visitare il Tempio dell’Oracolo di Amun per conoscere il futuro e, perché no, farsi consacrare figlio della divinità.


Di questo tempio oggi rimane in piedi un solo pezzo di muro (vedi foto). Agli inizi del secolo scorso, un brillante architetto egiziano convinse il governo a utilizzare le sue pareti e componenti per realizzare scuole e moschee – salvo poi rivendersele di nascosto a governi stranieri e farne perdere le sue tracce.


Oggi il governo egiziano sta cercando di rintracciare e ricomprare questi pezzi, per rimettere su il tempio. Quindi, ivi lancio un annuncio: nel caso avvistiate pietre con una certa parvenza mistica e decorate con disegnetti di profilo, fatemi sapé (o vendetevele).

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