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Modi di dire e modi di fare


Se vivi in un paese straniero o comunque sei capace di comunicare in più lingue sai che a seconda della lingua che adotti la maniera in cui ti esprimi cambia. Alcune espressioni idiomatiche o modi di dire hanno senso solo in una lingua, perché sono legati al retaggio culturale del posto dove la lingua è utilizzata. Quando tradotte letteralmente in altre lingue, queste espressioni hanno poco senso o comunque un significato diverso che non si adatta al contesto.

Anche per questo motivo, quando cercavo di tradurre in inglese delle poesie ad effetto, scritte dal mio amico italiano, avevo molto meno successo con le ragazze rispetto a chi invece le utilizza in lingua originale.

Comunque, la lingua italiana è talmente pregna di espressioni retoriche di questo tipo che anche io, per quanto lo detesti, a volte finisco ad adattare il mio pensiero alle mie capacità espressive e non viceversa, come dovrebbe essere.

Così a volte, quando faccio una previsione su qualcuno e quella si rivela corretta tendo a commentare che "I know my chickens" (conosco i miei polli), e la gente mi guarda strano.

Mi hanno anche fatto notare che parlo di polli molto spesso. Perché quando qualcuno fa qualcosa di estremamente ingenuo gli dico "you are a chicken" (sei un pollo), quando qualcuno va a dormire molto presto gli dico "you go to sleep with chickens" (vai a letto con le galline), quando qualcuno mostra segni di stanchezza gli dico che ha "chicken' feet" (le zampe di gallina).

Ovviamente, tutte queste espressioni hanno poco senso per chi le ascolta ed a volte mi trovo a dover spiegare delle cose di cui neppure io conosco l'origine. Per esempio, di recente una mia amica insistente mi domandava, fra l'indignazione e lo stupore, perché mai avrebbe dovuto volere da me "a slice of ass" (una fetta di culo).

In Egitto, dove mi sembra di capire che la lingua sia altrettanto piena di espressioni idiomatiche, il problema si pone anche in direzione opposta, ovvero quando qualcuno traduce in inglese letteralmente una frase che ha senso solo in arabo.

Per esempio, una volta sono andato a vedere una partita di calcio della nazionale egiziana in un bar vecchio stile nel centro città. L'Egitto vinse e, al termine della partita, il cameriere sessantenne passò a dirmi sorridente che "la mia faccia è carina per loro" (your face is nice to us). Ebbene, pare che questa espressione egiziana serva solo ad affermare gentilmente come io gli abbia portato fortuna per vincere l'incontro, e non costituisca un tentativo di corteggiamento come invece temevo.

In un'altra occasione, mi è stato intimato di mangiare tutto il cibo che mi era rimasto nel piatto, altrimenti quello mi avrebbe rincorso (it will run after you)..! In seguito ho appreso che questa è la minaccia che si usa con i bambini che non vogliono terminare il loro pasto e, seppur priva di senso, l'ho trovata comunque migliore della versione italiana basata su religione, ignoranza e sensi di colpa: "Se non lo finisci Gesù piange"..

Una branca interessante delle espressioni idiomatiche è quella legata agli insulti, perché fa capire come le cose che troviamo appropriate o offensive cambino da una popolazione all'altra, se non da una persona all'altra - e credo che questo dovrebbe essere tenuto a mente in ogni occasione in cui si sta per dare un giudizio.

Per esempio, in Egitto è particolarmente offensivo se dai a qualcuno della scarpa.

Un modo di offendere particolarmente raffinato che mi è stato insegnato può essere messo in atto quando, discutendo con qualcuno, fai finta di arrenderti e proclamare l'altro vincitore dicendo "Permettimi di baciarti le scarpe", ma poi gli dai un bacio in testa 😁 .

Non l'ho mai messo in atto - baciare qualcuno implica anche tutta un'altra serie di conseguenze - ma l'ho sempre trovato brillante e prima o poi...

Il rovescio della medaglia si ha quando, invece, scopri che un'espressione idiomatica comune nella tua lingua ha un equivalente o addirittura una traduzione letterale nell'altra lingua.

Per esempio, un'offesa particolarmente grave in Egitto è "Kosummak!", che letteralmente significa "La vagina di tua madre" - o come direbbero dalle parti mie "A fess' e mamm't!"...

Volgare, lo so, ma anche estremamente famigliare e confortevole. Natalizio, oserei dire.

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