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La stranezza di Dahab



Tra tutte le anomalie dell’Egitto, probabilmente Dahab è la mia preferita. Ne ho sentito parlare per anni, da gente che me la raccomandava entusiasta, ma per un motivo o per l’altro ci sono potuto andare per la prima volta solo una decina di giorni fa.


Dahab è un’anomalia perché è un posto molto hippie in un paese piuttosto conservatore, dove gruppi di adolescenti fumano marijuana al fianco di comitive multietniche che bevono birra, al fianco di coppiette in luna di miele che si scambiano effusioni, il tutto alla luce del sole.


E’ un’anomalia per la sua filosofia “infradito e costume”, seppure si trovi a solo un’ora di macchina dalla lussuosa Sharm el Sheik.


E’ un’anomalia perché è una comunità che vive all’insegna della semplicità e del “volemose bene”, per quanto situata nella regione piu’ militarizzata del paese (Sharm ha subito l’ultimo attentato solo nel 2015 e la stessa Dahab è stato teatro di gravi episodi nel 2006), a meno di 30 km dall’Arabia Saudita e circa 200 km dall’ISIS stesso - in linea d’area.


Dahab è famosa sopratutto per due motivi:


1) Il fumo


E’ super facile procurarsi qualcosa da fumare, anche se non ne sei alla ricerca.


Chiunque può diventare il tuo pusher, da una coppia di ventenni conosciuti in un’escursione che ti offrono “THE BEST HASH IN CAIRO, BGD!”[1], a un ufficiale di sicurezza che ci chiede se abbiamo bisogno di “qualunque cosa” su una spiaggia pubblica.


2) Le immersioni


Il villaggio sorge praticamente sulla barriera corallina. Puoi armarti di maschera e boccaglio ed esplorare la parte superiore della barriera (facendo attenzione a non farti investire dai numerosi surfisti), oppure procurarti l’equipaggiamento e immergerti in fondali fantastici a soli 50 metri dalla riva.


A Dahab si trova anche il celebre “Blue Hole” (Buco Blu), meta raggiunta dai subacquei di tutto il mondo, molti dei quali ci lasciano anche le penne. E la mortalità di questo sito di immersione è testimoniata in modo inquietante dalle decine di lapidi installate in corrispondenza della scogliera, negli ultimi 25 anni.


Comunque, Dahab non è solo un posto dove mettersi un dispositivo in bocca e inalare ciò che si preferisce. E’ anche un luogo per escursioni, che puoi fare:

  • Nei paraggi, noleggiando uno scooter, che generalmente è piuttosto un puzzle composto da pezzi di veicoli diversi e assemblati alla meglio. Il nostro aveva la carrozzeria di colori diversi, si accendeva con il tasto dei fari e la sera ci ha abbandonato sulla via del ritorno perché era finita la benzina. Ma l’indicatore dava il serbatoio pieno.

  • Alla Laguna Blu, un piccolo pezzo di paradiso color oro e azzurro, accessibile solo tramite chiatte a motore squassate dalle le onde alte, o attraverso ancora meno sicuri viaggi a dorso di cammello per sentieri rocciosi a bordo mare.

  • Nelle montagne dei dintorni, in genere tramite vecchie jeep tenute insieme con la stessa filosofia degli scooter, ma ancora buone per raggiungere dei luoghi dove piantare la tenda completamente isolati da luci o rumori. Noi abbiamo passato una notte lì, visto una stella cadente e persino ricevuto la visita di una volpe del deserto, la cui inconfondibile sagoma stagliata in controluce a pochi passi da noi mentre rovistava negli avanzi della cena, è stata sufficiente a rendere l’esperienza indimenticabile.

Ah, Dahab è un’anomalia anche per il fatto che puoi trovare cessi nei luoghi piu’ disparati. Ne ho viste di tutte: all’ingresso di ristoranti, sul fondale marino e persino nelle montagne desertiche attorno alla città.


Così, de botto, senza senso.


E quando lo trovi lì, che fai, non chiedi alla tua ragazza di scattarti una foto ricordo per gli amici?






[1] “Il migliore hashish del Cairo, really!”, tanto buono da rischiare di portarselo dietro per 8 ore di auto, nonostante i numerosi posti di controllo.

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