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Le visite di parenti e amici

  • Immagine del redattore: Antonio Pilogallo
    Antonio Pilogallo
  • 25 mag 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Si è conclusa a inizio Maggio la due mesi di visite di parenti e amici. Abituato in Mozambico a invitare chiunque a venirmi a trovare, tanto nessuno l’avrebbe fatto a causa della distanza, l’anno passato ho continuato a fare lo stesso – con la differenza che il Marocco è dietro l’angolo e quindi molti, a sto giro, mi hanno preso sul serio.

Il periodo di alta stagione si è aperto con la visita di mia sorella, insieme con il suo ragazzo. Lei, che era già stata a trovarmi a Maputo, aveva dichiarato già durante la prima mattinata di sentirsi completamente sicura e a suo agio nel nuovo paese – tanto da lasciare, 5 minuti dopo, la macchina fotografica con le sole foto di colazione nel primo taxi.

Quella sera, al posto di polizia dove i tassisti riportano gli oggetti smarriti, mi hanno detto che ritrovare la macchinetta sarebbe stato possibile se dopo di noi fosse entrato nel taxi un ‘buon musulmano’. Ingenui loro o sfortunati noi, il resto delle foto della settimana l’abbiam fatto col cellulare.

Fra gli highlights della loro permanenza ci sta un pranzo a Rabat in cui si sono contati ben 5 lucani a tavola! Se penso che in Mozambico l’Islanda aveva aperto un’ambasciata per soli 6 nazionali nel paese, quasi quasi mi vien voglia di scrivere a Pittella..

Qualche giorno dopo la partenza di mia sorella, è stato il turno di un’amica che ha speso diverse settimane per scoprire le meraviglie naturali, storiche e architettoniche in giro per il paese – ma che non ha potuto proprio evitare una visita al Marocco Mall, il grande centro commerciale di Casablanca, che gli amici marocchini di lei evidentemente considerano essere un must per i viaggiatori avidi di esperienze esotiche.

Qualche settimana dopo sarebbe arrivato mio padre, in visita con la compagna. La cosa un po’ mi preoccupava, sia per via della lingua, sia per via del caos che avrebbero trovato a Casablanca. La preoccupazione era un po’ generale, così ognuno ha voluto dare il suo contributo:

- la nonna ha pensato ai panini per il viaggio,

- io ho preparato un semplice foglio con alcune parole base per comunicare in francese e, in caso di emergenza, con il numero della mia amica in grado di tradurre direttamente dal potentino all’arabo,

- gli ingegneri in famiglia hanno prodotto una mappa tridimensionale delle principali città marocchine, con precise segnalazioni dei punti di interesse e indicazioni scritte e cromatiche delle aree da visitare e quelle da evitare. Ciascuna mappa in 3 pratici fogli formato A3, che anche a volerli ripiegare 8 volte in tasca proprio non ci stanno, ma che adesso fanno una gran bella figura sulle pareti della mia stanza.

A conti fatti, il caos di Casablanca non avrebbe dovuto preoccuparmi. Ho già detto che questa città a me ricorda la Napoli degli anni ’90, ma per uno abituato alla Napoli degli anni ’70-’80 come il mi babbo, il problema non si pone.

Il periodo di visite si è chiuso al ponte del 1° Maggio, quando un’amica conosciuta a Maputo dice di venirmi a trovare per “recuperare il suo spirito d’avventura”, ormai assopito a causa dalla routine di Madrid. Durante la sua permanenza:

  • Le vengono addebitati oltre 700 euro di roaming internazionale (poi patteggiati a ‘soli’ 50, fiuuuu),

  • Veniamo sorpresi da un temporale a Marrakesh dove, si dice, piova max 3 volte l’anno,

  • Viene scambiata per prostituta in circostanze inenarrabili non divertenti,

  • Nell’ultima serata della sua vacanza viene abbandonata a sé stessa dal suo ospite, che sarei io, malato per un’intossicazione alimentare,

  • Viene dimenticata alla stazione dal tassista che avrebbe dovuto riportarla in aeroporto.

Non le ho ancora chiesto se ha poi ritrovato il suo spirito d’avventura, ma su quello di dis-avventura non ho dubbi.

 
 
 

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