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La lingua araba

  • Immagine del redattore: Antonio Pilogallo
    Antonio Pilogallo
  • 23 mag 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Sto avendo un problema con la lingua marocchina, e araba in generale. Sapevo che non sarebbe stato facile capirla e poi una volta un amico ha provato a spronarmi a studiarla, dicendomi “E’ facile, ma non ha né il verbo essere né il verbo avere!“, di fatto spazzando via ogni speranza che un giorno io possa volerla imparare.

Per esempio, prendiamo i nomi. Non mi rimangono in mente. Mi è stato suggerito che, nel dubbio, io possa chiamarli tutti Mohammed – che tanto è il nome del Profeta e loro non si offenderebbero, e comunque ha buone possibilità di essere il nome giusto per davvero. Sinceramente, questa soluzione mi sembra una cosa un po’ spersonalizzante. Inoltre, se loro mi chiamassero Gesù, non so se sarei tanto contento..

Le parole arabe, quando scritte, a volte hanno dei numeri dentro. Mi hanno spiegato che succede perché per scriverle con i caratteri romani hanno comunque bisogno di più di 21 simboli. Quindi no, non sono errori di battitura.

La pronuncia è ancora peggio. Le vocali sono solo accennate, ma in compenso pronunciano l’acca con un suono raschiato gutturale. Questo comporta due cose:

  • non hanno mai catarro in gola,

  • sembra che litighino sempre.

Una volta una collega mi ha aiutato nella comunicazione con un agente immobiliare con il quale avevo comunque già trovato un accordo e, mentre parlavano delle condizioni di affitto, io mi sentivo in colpa perché sembrava che litigassero per colpa mia. Invece, alla fine di lunghi e sofferti minuti, la mia collega mi spiega che si stavano intendendo sulla forma (!) che il contratto avrebbe dovuto avere.

Comunque, nonostante tutto, qualche parola araba l’ho anche appresa. C’è Salam, che si usa per salutare. Shukran (sciukrà), che si usa per dire grazie. E poi c’è la parola magica, Inshallah (‘nscialla), che è un po’ l’equivalente di “se Dio vuole” ed è la risposta ideale, specie per le richieste di lavoro con scadenze impossibili o per le discussioni con i venditori ambulanti.

Eppure anche questa parola ha un suo lato inquietante, come quando dal barbiere chiedi “Può tagliarli solo un poco?” o nel taxi “Può lasciarmi in questo posto?”. Se Dio vuole.

 
 
 

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