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Kizomba

  • Immagine del redattore: Antonio Pilogallo
    Antonio Pilogallo
  • 5 dic 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Mi ero ripromesso di scrivere qualcosa sulla Kizomba, sia per raccontarla un po’ sia per sfatare qualche mito.

La Kizomba è una danza che si fa in coppia, di origine angolana e molto diffusa in tutti i paesi lusofoni africani. Ma mi sembra di capire che si stia diffondendo anche in Italia e altri posti.

Nell’immaginario comune, è un ballo molto lento in cui l’uomo e la donna si ritrovano praticamente appiccicati, muovendosi dolcemente all’unisono. O, come lo descrivono sinteticamente i più indignati: “Sesso all’inpiedi”.

Io non concordo, ma a lavare la testa all’asino…

Alla prima lezione di ballo si apprendono subito i fondamentali:

  • l’uomo deve tirare fuori il petto all’infuori e conquistare la donna con il suo atteggiamento. Parola chiave: attitudine!

  • l’uomo deve comandare la donna durante la danza

  • non importa se sai fare solo il passo base, alla donna deve sembrare la danza più bella che lei abbia mai fatto.

Dopo questa breve introduzione dell’insegnante, almeno metà delle donne presenti a lezione, in genere, abbandona l’aula.

Quelle che restano sono le femministe decise a combattere il sistema dall’interno. O quelle che se ne fregano e vogliono divertirsi, le mie preferite.

Inutile enumerare le molteplici difficoltà dell’uomo che, già normalmente a suo agio in pista da ballo quanto un cagnolino su un parquet appena incerato, adesso si ritrova anche con la pressione psicologica dovuta all’ansia da prestazione.

La cosa curiosa è che i testi delle canzoni di kizomba sono in netta contrapposizione con l’atteggiamento che è richiesto all’uomo nella danza! Ad esempio, alcuni ritornelli famosi:

  • “la faccio finita - con questo amor - la faccio finita - che mi causa dolor” (Vou Acabar – Claudio Ismael)

  • “dimmi ciò che io faccio – ciò che io faccio dei miei abbracci – se non ho più il tuo corpo da abbracciare – da abbracciare” (De alma na paixao – Yuri da Cunha)

  • “Tu mi tratti molto male – così è troppo ormai – mi lamenterò con il capo del quartiere - e chiederò la separazione” (Bazei de casa – Vladimiro Jose)

Ricercando e ascoltando brani diversi, mi son ritrovato fra le mani anche un testo che recita “Voglio essere il tuo papi e tu sarai la mia mami” - evidentemente scritto in segreto da Berlusconi, dopo il divorzio da Apicella.

Comunque, il mio preferito rimane quello che è stato letteralmente il tormentone dell’inverno mozambicano, diffuso da qui almeno fino a Roma, Lisbona, Brasilia, Parigi, Washington, ovvero tutti i posti dove sono andati a finire i vari alunni della scuola di ballo.

Il brano si chiama Jajao e, a parte l’inespressiva attrice del video, parla di lui che si rende conto di come tutto ciò che aveva rappresentato la sua relazione appena terminata erano solo chiacchiere e, lamentandosene con la sua ex, argomenta in musica: “ Io non lo meritooo – io non lo meritoooo”... E via tutti a cantarlo per strada e alle feste..

Parlandone con un amico mozambicano, gli ho chiesto una spiegazione sul perché i testi di kizomba fossero tutti così lamentosi nei confronti del gentil sesso e lui, quasi sorpreso della domanda, mi fa “Perché, non è vero che le donne ci fanno questo?!”. Attitudine!

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