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Mozambico all'Expo

  • Irmã Angela
  • 10 set 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Allora, questo post di seguito è stato scritto da mia sorella Angela che, per identificarsi e contestualizzarsi all'interno di questo blog, si descrive così: "…si sono io! Quella che non sa negoziare i prezzi (vd. Il gioco della negoziazione) e che nasconde salsicce e salumi vari nella valigia del fratellino in partenza (vd. immagine I preparativi per la partenza)"..

In Mozambico a Gennaio per qualche settimana, ha giustamente pensato di visitare il padiglione del paese a Expo per, come direbbero a Maputo, matar a saudade (=ammazzare la nostalgia, letteralmente)

Comincia da qui:

"Come molti di voi sapranno, in questi mesi si sta svolgendo l’Expo, un’esposizione universale dei prodotti agroalimentari e delle tipicità dei Paesi di tutto il mondo, invitati ad interpretare il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.Uno dei topic principali, per l’edizione che si sta svolgendo in Italia, è “Sfida Fame Zero. Uniti per un mondo sostenibile”…lo faccio presente solo perché visitando i siti espositivi e i padiglioni, ahimè, non è facile dedurlo.

Tra architetture brillanti, luci colorate e bizzarri rimandi a paesaggi d’oltremare, ecco scovato il Padiglione del Mozambico!

In realtà quello Mozambicano, così come quelli di molti altri Paesi emergenti, è un sito espositivo di media grandezza ricavato all’interno di un settore tematico, il cluster “cereali e tuberi”.

Come mai??? Perché il prodotto di punta dell’esposizione mozambicana è la patata arancione!

Pare, infatti, che per più di un decennio i ricercatori abbiano tentato di trovare il miglior compromesso tra una pianta dotata di buona resistenza alle condizioni climatiche ed un prodotto ricco di vitamina A, elemento essenziale alla buona crescita dell’individuo, la cui carenza è tutt’oggi causa di malattie contro cui, in Mozambico, ancora ci si vaccina.

Immagini e poster relativi alla “patata arancione” A raccontarci della patata arancione è una simpaticissima studentessa mozambicana trasferitasi a Roma da qualche anno. Catturiamo la sua attenzione mentre la sto indicando ai miei compagni di viaggio: “Vedete quella ragazza che balla dietro il banco?!? E’ proprio così! In Mozambico ballano sempre!!!” Lei si avvicina e così le dico che a gennaio ho visitato (per troppo poco tempo) il suo meraviglioso Paese e le racconto un po’ le impressioni che mi sono fatta del suo vivacissimo popolo.

Il padiglione in quel momento è pieno di visitatori curiosi che toccano strumenti musicali sconosciuti e guardano immagini e video proiettati sugli schermi. Al centro dell’area due donne mozambicane in costumi tipici insegnano alle visitatrici ad indossare la capulana, a tener stretti i bebè sulla schiena con un solo lembo di stoffa e a mantenere in equilibrio sulla testa cesti e vassoi colmi di varie cose.

Visitatrici europee imparano ad indossare la capulana e a tenere un cesto pieno in equilibrio sulla testa Tra il vocio generale e le parole della nostra amica, nel sottofondo si distingue l’allegra musica tipica del Mozambico. Ripenso con nostalgia a tutto ciò che ho visto e vissuto laggiù.Lo scambio di battute prosegue: ci racconta delle patate arancioni, ci mostra il segno lasciato dal vaccino e poi le chiedo: “e tu in Italia come ti trovi?”“Mi trovo bene ma si lavora troppo…in Mozambico i fine settimana iniziano il giovedì sera…!!!”.

 
 
 

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