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Prima lezione di..

  • Acca
  • 11 apr 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Maputo è una città estremamente internazionale, dove persone di tutto il mondo si trasferiscono per un tempo più o meno lungo. Per questo la città si è attrezzata con un’offerta culturale e sportiva decisamente eterogenea, che consente più o meno a tutti di continuare a coltivare gli hobby che aveva nel paese di origine.

La verità è che alla fine, anche a causa della lezione di prova gratuita, tutti si ritrovano a sperimentare tutto “e poi decido cosa mi piace di più e m’iscrivo!”. Ci sono cascato anche io.

Si comincia con qualcosa di morigerato, tipo un avvincente corso di letteratura brasiliana -possibilmente quella di nicchia!- che manco al più barbuto pseudointellettuale di sinistra consiglierei.

Non si fa in tempo a cercare di difendere il proprio nuovo interesse davanti agli sbeffeggi dei colleghi, che decidi di provare una cosa più movimentata come la capoeira, ovvero quella specie di danza che simula un combattimento.

Sembra che praticamente ogni paese lusofono cerca di accaparrarsi le origini di questo fenomeno: “E’ nata in Brasile!” “Si, ma erano mozambicani e angolani che la danzavano!” “Si, ma erano i portoghesi che ce li hanno portati!” e cosi via.

Il punto vero è che non ho mai provato uno sport più stancante di questo! E così, dopo appena mezza lezione, torni a casa e ci rimani una settimana con sedere, gambe e braccia a pezzi, dopo averle anche prese da un armadio mozambicano agile come uno scimpanzé e che ti rimprovera pure di ’agevolargli l’esecuzione dei colpi volontariamente’ *.

E poi ancora, torni a provare di tutto:

- yoga, noioso,

- afroswing, ovvero swing normale, ma fatto in Africa. E comunque con l’insegnante newyorkese troppo carina per rimanere concentrati sui passi,

- danze africane, che interpretate dai mulunghi sembrano tutte ‘il ballo del qua qua’.

E niente, finisci per iscriverti al corso di Kizomba – dove da una parte c’è l’insegnante che ti sprona a essere più sicuro di te quando fai fare il casquet alla donna, e dall’altra c’è lei che ti sussurra all’orecchio, con vago accento napoletano: “Antonio. Stai attent’ a te!!”. Shame..

*eh si, mi son proprio immolato per rendergli migliore l’allenamento..

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