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Il gioco della negoziazione

  • Immagine del redattore: Antonio Pilogallo
    Antonio Pilogallo
  • 15 feb 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

E niente, all’inizio dell’anno nuovo è venuta a trovarmi a Maputo mia sorella, per farsi due settimane di estate a gennaio e, sono sicuro, per riportare a zie e nonne un po’ di gossip sulla vita mozambicana del “fratellino”.

Giacché avrei dovuto lavorare e quindi lasciarla in giro da sola per i primi giorni, mi sono preoccupato di farle le solite raccomandazioni di rito: non uscire senza passaporto, non andare a passeggiare nei vicoli della downtown, non accettare passaggi dagli sconosciuti… Ovviamente, in seguito lei avrebbe comunque fatto tutte queste cose.

Una cosa che mi sono scordato di dirle riguardava la prassi che esiste ogni volta che si fanno acquisti in una baracchina o da qualche venditore ambulante, dove bisogna sempre ricordarsi negoziare il prezzo se non si vuole avere il trattamento riservato ai ‘mulungo’ *. Tuttavia, dopo aver comprato 1 chilo scarso di frutta pagandolo 3 e chissà quali altri episodi che non mi ha raccontato, credo che anche lei abbia imparato la lezione.

Più che un’arte, la negoziazione in Mozambico assomiglia di più a un gioco di dialettica: alzare (o abbassare, nel nostro caso) scandalosamente il prezzo all’inizio, al fine di arrivare a un compromesso equo alla fine della trattativa, conta tanto quanto la fantasia che ci metti nel giustificare il prezzo proposto e l’ostinazione nel difenderlo!

Si passa dal classico “Se ti faccio uno sconto maggiore mia madre mi ammazza”

al più articolato “Se i miei genitori scoprono che lo vendo a prezzo così basso, non mi fanno più i regali di compleanno!” (che tenerezza..pfff).

Con mia sorella abbiamo sperimentato il ‘furto di identità’, da parte di venditori che fingono di chiamarsi con il nome scritto sui batik che stanno vendendo, perché sanno che comprare direttamente dall’artista è tutta un’altra cosa.

Un’altra strategia è quella di fare vaghe promesse per il futuro, che vanno dal “La prossima volta ti faccio uno sconto più grande”

al “se mi fai uno sconto più grande ora, ti porto altri mulunghi a comprare da te”.

Anche in questo caso, la fantasia conta più della credibilità della promessa. Come quella volta che ho negoziato un sacchetto di noccioline sulla spiaggia, normalmente venduto a 5 metical (circa 12 centesimi!).

La mia strategia era basata sul fatto che compravamo le noccioline sempre da lui e gli offrivamo anche la coca cola mentre Lito, così si chiamava il ragazzetto, non ci aveva mai offerto nulla. Al ché lui aveva replicato che avrebbe cominciato a risparmiare 1 metical su ogni sacchetto e che, quando sarebbe arrivato a 500 (circa 12 euro..!!), avrebbe fatto una festa e ci avrebbe invitato tutti.

E’ finita che, per contribuire al suo intento, abbiamo comprato più noccioline di quelle che volevamo e le abbiamo pagate anche di più (non aveva resto..). Chapeu!

*parola africana per dire ‘bianco’ o, più in generale, ‘straniero’.

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