Ponta de Ouro (pt2)
- Antonio Pilogallo
- 30 dic 2014
- Tempo di lettura: 2 min
Il lodge che ci ospita si chiama Paraiso è consiste in un grande edificio/palafitta a 2 piani, che affaccia direttamente sulla spiaggia con il bar/pizzeria. All’interno delle sue camere c’è un elenco di regole semiserie che sconsiglia di dare cibo alle scimmie che si possono incontrare e tantomento di fare il bagno al tramonto o col celo plumbeo, ovvero quando è più difficile individuare uno squalo nelle vicinanze.
Punta di Oro è praticamente l’ultima spiaggia a sud del Mozambico. Volendo, si può arrivare in Sudafrica passeggiando sul lungomare, se non fosse che nessuno capisce quando si passa il confine, dal momento che le onde si ostinano a cancellare la striscia sulla sabbia che lo segna.
In questo periodo dell’anno le principali attrazioni del posto sono il sole, l’oceano, il relax, le persone trascinate al largo dalle correnti, il tipo che si presenta come l’ex marito di Irene Grandi (e la sua pizza). Alcuni amici si avventurano a fare immersioni organizzate, tornando esterrefatti dopo aver nuotato fra cinque specie di squali diversi e orgogliosi di poterlo raccontare.
Per passare la serata ci son tanti locali dove si può bere qualcosa e, magari, ballare un po’. In uno di questi posti ci imbattiamo in una comitiva di giganti sudafricani che, vestiti da marinai, monopolizzano la pista da ballo. Uno di questi s’innamora di una nostra amica e comincia a offrire da bere, più e più volte, a tutti quelli che capisce essere suoi amici. E che bellezza!
Cambiato posto, si rimane a ballare fino a mattina, tanto l’unico impegno per il giorno dopo è quello di svegliarsi in tempo per la colazione e poi tornare a dormire in spiaggia. Potremmo andare avanti così per settimane, e invece dura solo 3 giorni.
Il viaggio di ritorno lo facciamo tutti insieme con vari amici, riempiendo 3 auto. Poco dopo il via, la piastra di protezione del cambio di una dell’auto si riempie di sabbia e si spacca. Dopo 30 minuti l’arrivo del meccanico risolve la situazione finendo di sganciare il pezzo e raccomandandosi di evitare strade sterrate per non danneggiare il cambio con le breccioline. Dopo due ore di strada, si buca la ruota del Land Rover. Il fatto di accorgercene a circa 200 metri dall’unico gommista dell’area ci fa pensare prima al miracolo, poi alle truffaldine “capacità di marketing” dello stesso.
L’attesa per il battello al ritorno sarebbe decisamente inferiore sennonché, all’arrivo, la polizia arresta per qualche motivo qualcuno che stava proprio su quell’imbarcazione. Rallentando la fila e scatenando le lamentele della gente: “Ma proprio ora lo dovevano arrestare?”. E che maleducati.
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