Mi raccomando, non correte! (pt1)
- Antonio Pilogallo
- 2 nov 2014
- Tempo di lettura: 3 min

Che il concetto di sicurezza in questa parte di mondo fosse diverso da quello che abbiamo in Europa mi sembra ormai abbastanza appurato. Dopo aver sentito cose tipo “Tranquillo, al massimo troviamo qualche cobra” o “Tranquillo, tuffiamoci pure con gli squali” ho cominciato a pensare che Tranquillo fosse ormai morto da un pezzo.
La cosa interessante è che non sembra esserci un limite al livello di rischio (in)cosciente che si possa raggiungere, a seconda dei posti che frequenti. Così, un giorno siamo andati in questo Hlane Park, in Swaziland, a due ore da Maputo. La nostra aspettativa era di fare una passeggiata in bici nella natura e goderci qualche paesaggio mozzafiato, per un weekend rilassante in un lodge dove manca l’energia elettrica.
Lo staff del parco ci tranquillizza sull’assenza del cosiddetto ragno-cammello, insetto notturno fra i più grandi della sua specie, capace di indurre incubi già diversi giorni prima della partenza. Tuttavia, la sincera apprensione della cameriera provocata dallo scherzone “Attenta a quel serpente!” ci fa sorridere, ma anche rimanere perplessi.
Il lodge è localizzato in prossimità di un laghetto popolato da ippopotami, ultima tappa nella giornata di molti animali dei dintorni, i quali qui vengono a dissetarsi prima di andare a dormire. Ciò che separa la piccola oasi dallo spazio ristorazione del lodge è una “robusta” recinsione costituita da tre, dico tre, fili spinati dove il cartello alta tensione fa a cazzotti con il fatto che il lodge intero è senza elettricità…
La prima parte della permanenza è come l’aspettavamo. L’apice dell’eccitazione è stato incontrare il celebre insetto stercorario all’opera, mentre traslocava una pallina grande due o tre volte il suo corpo, spingendola praticamente in retromarcia. Per il resto, solo tanti Inhala e Impala, delle specie di cerbiatti locali, carini quanto noiosi.
Al tramonto, una sensazione di forte insicurezza, quando un piccolo branco di rinoceronti bianchi raggiunge il laghetto vicino.
Ti accorgi di essere troppo vicino a un animale quando, da usare lo zoom 16x della fotocamera, passi a usare direttamente il cellulare, per poi condividere in tempo reale quella che potrebbe essere l’ultima foto in cui sei tutto intero.
Così, dopo aver superato l’iniziale titubanza, ti ritrovi a 3 metri da un rinoceronte bianco, separato da un filo spinato che nelle foto manco si vede. Tu guardi lui, lui guarda te, la famiglia con bambini piccoli al seguito continua a scattare foto col flash, che ‘la luce del crepuscolo non è ottimale, però!’. Poi lui si stanca e si allontana per scacciare una coppia d’ippopotami che pretendevano ruminare la stessa area.
A cena riconsideri tutte quelle norme sulla sicurezza che t’insegnano quando sei piccolo: non mostrare paura davanti al cane che ringhia, non indossare magliette rosse davanti ai tori, fingiti morto in presenza dell’orso.. Baggianate! Se i rinoceronti e gli ippopotami, top ten fra gli animali più mortali per l’uomo, si prestano a svariati tipi di foto goliardiche, la natura deve essere amichevole e buona!
Il giorno dopo, partenza alle 5:30 per un safari nel parco, spiritualmente in pace con tutto il regno animale e pronti a testare in prima persona questa nuova consapevolezza.
“Nooo, perché facciamo marcia indietro di fronte all’elefante che ci viene incontro?! Guardalo, carino, mentre muove le orecchie e sbuffa..!”
“Wow, che tenera questa famiglia di leoni! Guarda, guarda come ci guarda fisso il maschio! Sicuramente si è messo in posa, scatta scatta!”
“Ma come, durante il giro in mountain bike non passiamo nella parte dove stanno i carnivori?! Ma almeno gli elefanti? Gli gnu? Tanto stiamo in bici..”
Al nostro ritorno al lodge, ancora pervasi dallo spirito Hippie*, quasi fatichiamo a comprendere l’ostruzionismo delle guide. Così, all’avvistamento di un elefante al limitare della recinzione, subito ci armiamo di camere, determinati ad avere la nostra foto ricordo.
* probabilmente antico nome africano, traducibile in lingua moderna con ‘Tranquillo’.
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