Safari
- Antonio Pilogallo
- 21 mar 2014
- Tempo di lettura: 3 min
Con la scusa di dover uscire dal paese per rinnovare il visto, il primo weekend disponibile si va in Sudafrica a fare un safari. La riserva naturale più vicina a Maputo è il Kruger Park. ‘Partiamo alle 5 così guadagniamo tempo!’ ci propone Amerigo, la nostra guida. Sospettosamente, accettiamo.
L’arrivo in dogana conferma i nostri sospetti: sono appena le 7 di mattina e c’è una fila shockante per uscire dalla frontiera. Amerigo ci spiega che i mozambicani usano il weekend per fare spesa in Sudafrica, dove le cose costano meno. ‘Non vi scoraggiate, conosco un tale che..' e così saltiamo parte della fila. Dopo l’astio della polizia, ottenuto per aver fotografato dove non potevamo, ci guadagniamo l’astio anche da parte dei civili.
Al momento di timbrare il passaporto a Li, un ragazzo cinese parte del nostro gruppo, viene formalmente rifiutato il passaggio. Sempre Amerigo ci spiega che è a causa di alcune restrizioni da parte del governo Sudafricano, ma ‘Non vi preoccupate, conosco un tale che..’. Si allontanano in due e, dopo un po’ di attesa, la guida torna sola. Ritroviamo Li al di là della frontiera, magie della diplomazia.*
Fare un Safari significa addentrarsi in auto dentro una riserva, allo scopo di avvistare gli animali nel loro habitat naturale. In realtà lo spettacolo è anche l’habitat stesso. Con l’aria condizionata accesa, poi, sembra già di stare a superquark!
Non c’è modo per scendere dall’auto. Pattuglie dello staff sono sempre presenti e puniscono con pesanti multe chi non rispetta questo divieto. Veniamo multati solo per esserci arrampicati sul finestrino per fare una foto e, questa volta, Amerigo non conosce nessun tale..
Il pericolo di innervosire gli animali sarebbe reale, ma molti di loro si avvicinano pacificamente ed anche ti attraversano la strada. Elefanti, gazzelle, giraffe, zebre e scimmie di diversa estrazione convivono con le auto di passaggio, sebbene cariche di paparazzi stupefatti. Con la straordinaria abilità di girarsi di spalle un attimo prima dello scatto.
Un elefante si abbevera tranquillamente da una pozza, mentre una giraffa bruca le foglie più alte e tenere.
Un babbuino trotterella tranquillamente in strada, mentre altri due giocano al wrestling.
Un bisonte si riposa nell’erba, ma nessuno se lo fila perché passano le zebre.
Due cervi sembrano scambiarsi tenere effusioni, prima di rivelarsi entrambi maschi e fare a gare a chi ha le corna più dure.
Un leopardo si stiracchia pigramente su un ramo, prima di scendervi agilmente e lasciare intendere che lo sbadiglio non era di sonno.
Un facocero scorrazza nell’erba alta e tutti a canticchiare Hakuna Matata.
All’imbrunire, degli avvoltoi appollaiati su alberi secchi con quella postura un po’ andreottiana ci portano a toccare ferro.
E infine, pure io starei con gli ippopotami, ma solo quando non condividono il laghetto con un coccodrillo.
Al Kruger, i visitatori sono fortunati se riescono ad avvistare durante la stessa visita i cosiddetti big five: elefanti, rinoceronti, bisonti, leopardi e leoni. Dal momento che questi ultimi si rivelano assenti ingiustificati, con 4 big su 5 non vinciamo nessun orsacchiotto di peluche. Insisterei per il rimborso del biglietto, o almeno per portarmi via una scimmietta, ma niente da fare. Bisognerà tornare, magari in notturna, per vedere i predatori a caccia!
*Al ritorno, per non scomodare qualche tale di turno, avremmo nascosco Li in auto con l'aiuto dei vetri oscurati.
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