Batikeiros
- Antonio Pilogallo
- 14 mar 2014
- Tempo di lettura: 3 min
I batikeiros sono coloro che fanno i batik, ovvero una forma di artigianato artistico molto comune in Mozambico. Girando per Maputo, è facilissimo trovarne ai mercatini oppure in braccio agli stalker, che qui chiamano venditori ambulanti.Estremamente colorati e tipici, diventano facilmente il bersaglio di qualche turista fotografo e, poco dopo, la copertina della propria pagina fb. Noi siamo potuti andare un po’ oltre, andando ad assistere direttamente al processo creativo!
A farci da cicerone un artista di nome Chiko, che ha accolto con entusiasmo la nostra curiosità e ci ha condotto nel suo ‘laboratorio’. Il posto si trova nell’affollatissima periferia di Maputo, nei pressi dell’aeroporto. Comunque, niente a che vedere rispetto alla modernità di quest’ultimo.
Il laboratorio è la veranda della casa dell’amico Janu, batikeiro a sua volta. Non ci aspettava, ma ci apre volentieri le porte di casa sua. In seguito, ci mostra anche con una certa soddisfazione un albero da cui penzolano alimentatori, schede madri e quant’altro.. quello che deve essere stato un attacco d’arte. [foto]
Bando agli indugi, ci mettiamo all’opera per la creazione del batik. Dopo aver messo a sciogliere della cera in un barattolo, partiamo con un pezzo di stoffa bianca ed una penna bic. Chiko disegna senza pensarci troppo, facendo figure stilizzate in situazioni di vita quotidiana. Ci illustra come sta disegnando una famiglia felice e, di fronte al nostro poco convinto “ahhh, ma certo, certo..” ci spiega: la donna porta l’acqua, l’uomo ha pescato un pesce, quindi sono una famiglia felice. [foto]
La tecnica per fare i batik consiste nel porre di volta in volta della cera sui particolari del disegno che si vuole far rimanere del colore sottostante. Quindi, una volta che la cera si è sciolta, l’artista comincia a stendere la cera su tutte le parti del disegno che rimarranno bianche, del colore della stoffa. La stende utilizzando uno strumento ricavato da una cannuccia sulla quale è applicato un piccolo imbuto in rame, dal quale la cera fusa esce poche gocce per volta. Come sempre, vietato avere fretta. [foto]
Terminata la prima passata di cera, ci spostiamo in cortile, che con gli acquerelli non si sa mai. Per fare lo sfondo potremmo immergere la stoffa in un unico colore, oppure utilizzarne diversi, come decidiamo di fare. [foto] Il risultato è già vivace di per sé e lo appendiamo ad asciugare al sole. Sembriamo a buon punto, ma è siamo solo all'inizio. [foto]
Ovviamente, asciugare al sole è tempo di pochi minuti, così in breve è possibile riprendere per la seconda passata di cera. Fissiamo con la cera tutte le parti dello sfondo. Per non avere un batik a pois è necessaria molta concentrazione e rilassatezza. [foto] In sottofondo, ascoltiamo un brano in levare di Avelino Mondlane, cantante mozambicano che racconta di un uomo che augura ogni bene alla donna che l’ha mollato, tanto lui ha già un’altra. Chepeau.
Aggiungiamo altro colore, lasciamo asciugare, inceriamo nuovamente altri dettagli, ancora altro colore, altra cera, etc. Infine spennellate spassionate di nero, così tanto che rimaniamo anche un po’ delusi nel vedere come smorzi i colori. [foto] In realtà il nero va ad infilarsi nelle parti non ricoperte di cera, ovvero i bordi delle varie figure, andando quindi a definirle meglio. Stendiamo ad asciugare ed andiamo a bere qualcosa di fresco. [foto]
Una volta del tutto asciutto, il batik verrà quindi ripetutamente ‘strizzato’ per far staccare tutta la cera. E’ la parte più faticosa di tutto il procedimento, specie quando ci sono diversi lavori da terminare. Sulle bancarelle in città un batik di questa dimensione lo si può acquistare per pochi meticais – pochissimi se si pensa a quanto lavoro ci sia dietro. Ovviamente, dopo tutta sta fatica fatta (da Chiko), il risultato finale l’ho voluto per me [foto].
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