Cose da turisti
- Antonio Pilogallo
- 27 feb 2014
- Tempo di lettura: 3 min
Ambé, non è che il primo finesettimana libero uno prende e se ne va nella savana o a fare le immersioni coi dugonghi – tempo al tempo -, ma ci si limita a fare un po’ di cose da turisti.
L’approccio soft, e un po’ snob in verità, è stata una colazione da Continental: un posto frequentato quasi esclusivamente da gente che non è del posto, dove le ciambelle si chiamano Bombe di Berlino e i maritozzi vengono spacciati per dolci brasiliani. Mi ci porta, manco a dirlo, un’italiana che ‘lì fanno il cappuccino buono!’ e ci può stare. Un po’ frivolo, si, ma sono a Maputo da pochi giorni e devo rendere il passaggio meno traumatico, oh! *
Attendiamo il conto per un bel po’. Lì per lì penso che quel cameriere non ha capito il nostro scalpitare per andarci a fare un giro, ma mi basteranno poche altre occasioni per capire che non è solo questo. Il cameriere mozambicano non ha fretta. Mai.
A proposito di mozambicani, in generale mi piace molto il loro carattere, cordiali, sorridenti, alla mano, etc. Tuttavia, da buon terrone ho sentito da subito delle note stonate nel modo di parlare di alcuni di loro:
mettono l’articolo davanti al nome proprio,
usano il ‘bon’ come intercalare,
dicono ‘neh’ alla fine della frase!!
‘E allora?’ direbbe qualcuno. Beh, provate ad immaginare un nero che parla come Umberto Bossi..
Finalmente in giro, vediamo dapprima i maggiori attrattori della città. Il forte, testimonianza della recente presenza portoghese, ora cortile dove fanno dei piccoli eventi culturali. La stazione ferroviaria, edificio storico progettato dallo studio Eiffel, che ad entrarci dentro ti senti catapultato di 100 anni indietro nel tempo. I cinefili la ricorderanno per la performance – di 30 secondi - di Leonardo Di Caprio. Piazza dell’indipendenza, dove troneggia una statua di bronzo di 9 metri in pieno stile socialista, che dicono essere la più grande dell’intero continente. La casa di ferro, altro edificio progettato dagli stessi ingegneri che hanno fatto la più famosa torre parigina. Il nome dice tutto: una casa completamente in ferro, originariamente residenza del governatore. Evidentemente all’epoca lo si preferiva ben cotto.
Infine arriviamo al coloratissimo mercatino dell’artigianato, rinnovato ogni domenica. Qui si possono comprare oggetti di ogni tipo: bonghi (preso!), batik (preso!), una specie di ukulele in cui la cassa di risonanza è costituita da una noce di cocco (preso!), accessori per collane e treccine per capelli (presi! da chi mi accompagnava), etc. Passeggiando, incontriamo un piccolo gruppo che, con bonghi e strumenti a corda non identificati, accompagna l’esibizione di alcuni lottatori di Capoeira, quella specie di danza-combattimento di origine brasiliana. Per capirci, l’equivalente di quelli che fanno hip-hop sotto i portici, dalle parti nostre. Paese che vai..
Bastano pochi passi all’interno del mercatino per accorgersi di essere pedonati. Più ti addentri e più il numero di individui alle tue spalle cresce. Se ti giri a guardarli fanno anche i vaghi. Ma basta che ti dimostri interessato al minimo scarabeo del buon auspicio in ebano, di quelli che finiscono attaccati sui frigoriferi, che vieni assalito: “Amigo! Amigo! Bom preço!”. Inizialmente, intimorito, ti chiudi e non rispondi a nessuno. Abbassi lo sguardo, allunghi il passo. Poi commetti l’errore di sbirciare al bongo che ti viene offerto.
Caspita. E’ intagliato bene. Può farci anche il mio nome sopra. Quanto? “1000!”. “800!”. “500!”. “350!”. Aggiudicato!! Paghi con la banconota da 500, ma “Amigo, non tengo resto..”. E te pareva..
Prima di cedere definitivamente al richiamo del souvenir – ci sarei cascato comunque poco tempo dopo – troviamo riparo dentro una bancarella di vestiti tradizionali. Alcuni amigos continuano a battere il perimetro, in attesa che ne veniamo fuori. Per prenderli per sfinimento devo ingannare il tempo in qualche modo: prendo a vedere anch’io questi smargianti camicioni arancioni a fantasie astrali. Starebbe largo anche a Bud Spencer, ma mi lascio conquistare da uno di questi modelli. Torno a casa, l’indosso, vado in bagno a vedere come mi stanno questi colori accesi e.. mi fanno bianco come una mozzarella. Nota mentale: al mare, il prima possibile.
*mi ripeto questo ogni volta che ordino un caffè ristretto o una pizza margherita. Fra qualche tempo mi serve una scusa nuova..
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