Il primo impatto
- Antonio Pilogallo
- 20 feb 2014
- Tempo di lettura: 2 min
Arriva un giorno durante le scuole elementari, quando si fanno i preparativi per la tua prima gita, che ti insegnano un trucco fondamentale e utilissimo: vestirsi a cipolla! Lo ricordate? Beh, io forse saltai quella lezione. Per contro, ricordo bene di quando spiegano il concetto di pranzo al sacco. E’ così che, all’uscita dall’aeroporto, mentre ancora mi spazzolo di dosso le ultime briciole di cotoletta della nonna, prendo cognizione di ciò che significa ‘caldo africano’ con ancora indosso i calzettoni di spugna.
Apperò, niente male l’aeroporto di Maputo! Tutte vetrate splendenti che riflettono il colore di un cielo sgombro da nuvole. Il parcheggio è popolato soprattutto da auto tirate a lucido, molte delle quali di 4x4. In seguito capirò il perché. Un ragazzino mi aiuta a caricare le valigie in auto e non si scompone affatto quando gli dico che ho solo euro per ricompensarlo. Sarà già organizzato.
Mi siedo al lato passeggero e partiamo. Braccio sinistro sul finestrino, mi godo un po’ la fresca brezza (dell’aria condizionata). Si guida all’inglese, sul lato sinistro della via, in strade che van restringendosi man mano che si entri in città. Seguire il percorso, stando sempre a pensare di aver imboccato la strada dal verso sbagliato o le rotonde contromano, mi rende un po’ teso. Allora provo a fare un po’ di conversazione con l’autista: “Parla inglese?” domando speranzoso, sfruttando una buona percentuale delle mie conoscenze della lingua locale. “Un poco”, risponde lui. “Bene, io parlo un poco portoghese, e quindi..”. Risatina e conversazione allegramente finita lì.
Un salto in ufficio per conoscere di persona i nuovi colleghi: Ezequiel, Henriqueta, Vilma, Mario, Dulce, Tosé, Sergio, Chiko, Yota.. Classica stretta di mano? Macché. Si parte con la stretta normale -diciamo con le mani parallele-, senza mollare la presa la si trasforma nel saluto un po’ più sportivo che si fa tra amici -diciamo con le mani perpendicolari-, quindi si uncinano le dita e si rimane agganciati mentre il pollice va a premere di piatto contro quello altrui, per poi slittare verso la propria destra. Più rapido a farsi che a dirsi,..e meno male!*
Chi poi ho conosciuto nei giorni seguenti e che mi salutava dandomi il benvenuto in famiglia –riferendosi al team nell’ufficio – mi ha fatto giungere alla conclusione che, ma si, mi ambienterò facilmente qui!, fin quando “Allora ci vai anche tu a fare quel sopralluogo a Marracuene? Mi raccomando mentre sei in attesa del battello, che lì sul fiume puoi trovare pure ippopotami o coccodrilli..”. … Azz.
*Potrei postare un video esplicativo, ma piuttosto vi lascio sperimentare e quando poi ci vediamo, vediamo.
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