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I preparativi per la partenza

  • Immagine del redattore: Antonio Pilogallo
    Antonio Pilogallo
  • 10 feb 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

Si sa che fare un trasloco è un’impresa e una gran seccatura. Un trasloco all’estero, figuriamoci. Un trasloco in Africa, non ne parliamo!!.. anzi, parliamone. In fondo, andare a vivere in Mozambico, da un punto di vista logistico, non sarebbe tanto diverso da spostarsi in qualche altra parte del mondo. Ma ci sono altri aspetti:

Le vaccinazioni consigliate: Malaria. Epatite A. Epatite B. Meningite. Tifo. Colera. Febbre gialla. Tutti nomi di malattie da far accapponare la pelle, ma per le quali nessuna profilassi sarebbe obbligatoria.. se non si commettesse l’errore di andare alla visita dal medico vaccinologo assieme alla sorella apprensiva! E allora giù ad assumere una quantità ignobile di ceppi, tale che a fine somministrazione gli amici più ipocondriaci ti trattano alla stregua di un ricettacolo infetto da tenere in quarantena e salutare da una distanza non inferiore ai 5 metri, e sottovento. Beh, a conti fatti può risentirne un pochino la vita sociale, ma ora mi sento tipo come invulnerabile! -etciù-

Le pratiche e le autorizzazioni: ora, non voglio fare il classico brontolo condannato a una vita di coda alle poste, ma se seguire un iter burocratico di un paese può essere snervante, figurarsi cosa significa avere a che fare con quelli di due paesi! In certi momenti si accarezza l’idea di mandare tutti a quel (altro) paese, ma poi si viene assaliti dal terrore di un terzo iter necessario alla cosa.. finché un po’ alla volta, e grazie all’aiuto di molti, si riesce a sbrigare tutto.

I consigli per gli acquisti: “..ma ci saranno i supermercati a Maputo?!”. Ovviamente si, ma se non vedo non credo. E se non credo, diventa difficile non rimanere persuasi da sorelle, cugine, zie e nonne che al di sotto dell’equatore non si trovino merci come caffè, fazzoletti, cerotti, rubriche telefoniche cartacee, antibiotici, ceci tostati.. Quando le stesse voci giungono anche dai colleghi italiani che ti hanno preceduto, lo spazio in valigia per una caffettiera rosso fiammante ed altri beni di primissima necessità lo si trova sempre. Ammesso che alla dogana non ti fermino per contrabbando..

I saluti: “Guai a te se prima di partire non ci salutiamo!”, la tipica spada di Damocle pendente sopra la testa di studenti e lavoratori fuorisede durante le varie feste dell’anno. Praticamente la condanna a cominciare il giro dei saluti il momento dopo che hai rimesso piede in città, sennò il tempo non basta o ti scordi di qualcuno. Prima della partenza per il Mozambico, pare che con nessuno hai modo di passare la metà del tempo che avresti voluto passarci insieme. Ogni saluto si conclude con un invito a passare a trovarti che “tanto poi metto una brandina e nel weekend facciamo un safari”, con un paio di colpi di pistola mimati per intesa e, un secondo dopo, con la consapevolezza che passerà qualche mese prima di potersi riabbracciare. E vabbè, l’importante è che sia sempre un arrivederci! Con buona pace di Damocle..

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